venerdì 18 luglio 2014

18 ore sono troppe, 24 un carico disumano

Il tempo dei docenti

24 ore di lavoro frontale: queste le intenzioni della signora Giannini, che dalla posizione di privilegio di cui gode, essendo ministro e docente universitario, non può capire cosa comporti questo prolungamento a livello di tempo da dedicare alla preparazione delle lezioni, alla correzione dei compiti e, non da ultimo, allo studio e all'approfondimento personale (repetita "stufant"). Quello dell'insegnante non è un lavoro che si esaurisce nell'orario mattutino, non è part time, come erroneamente ritiene l'opinione pubblica, è a tempo pienissimo. 18 ore sono un impegno gravoso, specie se si hanno di fronte le cosiddette classi pollaio in  cui si nascondono pluralità di bisogni, in cui dominano disparità di livelli che è impossibile colmare, in cui non ci sono le condizioni per un insegnamento efficace degno di questo nome. La vera proposta per i docenti - secondo Maristella Bellosta, insegnante di italiano e latino in pensione (intervistata nell'articolo di G. Pacchiano, CdS 6/06/14)- è ridurre l'orario-cattedra per concedere tempo per studiare. Un'eresia? Sentite cosa dice: "Le 18 ore che a molti sembrano poche in realtà sono troppe". Come non darle ragione?

mercoledì 16 luglio 2014

Perché il vero fuoriclasse è Messi e non Balotelli? Secondo Gian Antonio Stella la star della nazionale argentina, pur avendo alle spalle un vissuto travagliato come il nostro Balotelli, ha tuttavia lottato strenuamente per superare i suoi limiti (anche fisici, legati alla statura), dimostrando con i risultati (il pallore d'oro e una serie cospicua di goal) il proprio valore, senza piangersi addosso, lavorando con serietà e determinazione e non inseguendo la fama dei facili amori da gossip. Un grande giornalista, Gian Antonio Stella, che si occupa in genere di caste e corruzione, traccia un ritratto comparato dei due campioni che offre due immagini molto diverse del calcio moderno. Da leggere assolutamente.

martedì 15 luglio 2014

A forza di contrarre sempre più la comunicazione quotidiana ai monosillabi di whatsapp, il vocabolario degli studenti si assottiglia sempre più fino all'esiguo numero di 800, meno della metà rispetto alle 2000 che costituiscono il lessico base di un adulto. Colpa, come al solito, della scuola e in particolare di chi insegna italiano perché, condizionato dall'impostazione imperante delle antologie, presta maggiore attenzione  all'analisi tardostrutturalista del testo narrativo (le sequenze, gli elementi del racconto, intreccio e fabula and so on) che all'arricchimento lessicale? Forse i francesi hanno qualcosa da insegnarci...
Il mio esordio nel variegato mondo dei bloggers è all'insegna della totale inesperienza o meglio del learning by doing. Sarà un work in progress, un lavoro in fieri, dunque aperto alla sperimentazione totale. Unico obiettivo: fornire agli studenti delle mie classi, in particolare alla prima che avrò quest'anno, uno spazio per condividere materiale didattico, esperienze e impressioni più ricco e stimolante di whatsapp e simili.